giovedì 17 maggio 2012

Robert Pattinson per Telerama Magazine


Telerama: L'intervista è stata fatta in un club privato in Sunset Boulevard. Ha nascosto la sua intensa bellezza sotto un cappellino da baseball, nuca bionda, una camicia della Lumberjack, una maglietta bianca e jeans scoloriti. Hanno fatto questa intervista sul terrazzo dove ha potuto accendersi le sue sigarette.

Tra colpi di tose e risate nervose, spiega che non si sente a casa sua qui. Il suo sogno è lavorare in una black comedy di Todd Solodnz o in un dramma per uomini di James Gray o Jacques Audiard.
"Avevo paura di essere tagliato fuori dal cinema d'essai di cui sono molto appassionato. Avevo paura che non mi sarebbe stato mai offerto un ruolo interessante, che la mia vita potesse passare e che qualcuno un giorno mi chiedesse "a parte Twilight, che altro hai fatto". In questa industria sei facilmente etichettato".

"Non avevo dimostrato niente, non mi sono mai fatto ingannare dall'isteria che mi circondava. E' il personaggio che interpreto, Edward Cullen, il vampiro romantico. Inoltre, prima che il film venisse fatto, le ragazze urlavano ad una lettura pubblica di Stephenie Meyer".

Quando ha ottenuto la sceneggiatura per Cosmopolis: Ha avuto la paura del principiante/novizio "Ero così impaurito che avrei potuto rovinare tutto, ho passato una settimana a cercare un modo per rifiutare il lavoro. E poi ho detto a me stesso che non avrei dovuto bloccarmi in questo modo. Il mio agente era nervoso: "perché dovresti accettare se non lo capisci?". Ho confessato la mia confusione a David e gli è piaciuta. Penso che sia stato questo il motivo per cui mi ha preso. La maggior parte degli attore avrebbe provato ad agire, provare a dire qualcosa di intelligente ma io ero completamente perso".


Cronenberg ha detto che l'attore non andava sul set con le sue mani nelle tasche. Che è un assiduo lettore, che si è interessato per un lungo periodo al personaggio del "golden boy", personaggio vicino a quello da lui interpretato in "Cosmopolis". "Money" di Martin Amis – che descrive l'altezza vertiginosa dei soldi facile e l'edonismo chic- è una delle sue letture serali. Si ritrova in così tante similitudini nello spazio vuoto dello star system, che ha scritto una propria versione del romanzo, con la speranza di interpretarlo un giorno".

"Ci ho pensato per Cosmopolis, naturalmente, ma i personaggi sono troppo diversi e sapevo che Cronenberg voleva che io non sapessi nulla. Lui voleva me per entrare nel personaggio, per dire le mie battute in modo astratto, come un poeta. E' stato eccitante e un po' spaventoso. Oggi sono nervoso riguardo l'idea di dover parlare ad un pubblico su un film che rimane oscuro. Ma Cronenberg stesso voleva avere qualcosa che gli sfuggisse. Mi ha parlato di Fellini e ha detto che un regista che ha un obiettivo è già morto. E' molto più interessante che sapere già la giusta via in cui un artista sta andando. In più è la prima volta che davvero mi piace il film che ho fatto".

(Nell'articolo parla anche della sua famiglia, di come le sue sorelle lo vestissero da ragazza, come ha fatto i lavori da modello).

"All'inizio avevo una sorta di repulsione per la vanità degli attori. Volevo scrivere prima di tutto, ma soprattutto volevo trovare me stesso. In un certo senso quasi banale, la recitazione mi sembrava il miglior modo per esprimere ciò che non potevo dire in modo diverso".

(L'articolo poi menziona i suoi ruoli in Vanity Fair e in Harry Potter. La sua verve, la sua arroganza e la sua indole non gli offrivano molti ruoli).

"Ero in perdita, volevo fare un lavoro dopo l'altro senza alcuna coerenza. Trenta euro al giorno di lavoro. Quando mi è stato offerto Twilight, non avevo scelta. Erano tre anni che il mio agente a Hollywood provava a trovarmi un lavoro senza fortuna. Di solito dopo sei mesi di ricerche senza successo, sei morto in questa industria, ma lei continuava a crederci. Non sono mai stato affascinato da un ruolo ma quando scelgo do al mio personaggio il 150%".

La Saga di Twilight che stava per risucchiarlo, si concluderà il prossimo autunno.

"Sono curioso di riunirmi con questo universo per l'ultima volta, per vedere l'effetto che avrà su di me e sul pubblico. Mi sento come se la frenesia stia per morire. Ci stiamo dirigendo verso l'era di The Hunger Games, il mondo vuole carne fresca!".

Oggi Robert Pattinson ha cinque nuovi progetti in programma, incluso uno in Iraq. E visto che lui sa che "si possono ottenere solo uno o due fallimenti prima che tu sia dimenticato" parla di tornare alla musica e scrivere canzoni, inspirate da "Beside You" di Van Morrison e "Ambulance Blues" di Neil Young. Ha anche in mente l'idea di un film e uno show televisivo, non ha infatti mai rinunciato ad essere l'autore di se stesso e lavorare con determinazione alla sceneggiatura di un progetto ambizioso – una trilogia di avventure fantasy (e politiche), liberamente tratte da un romanzo di successo.

"La gente ora mi ascolta quindi ne traggo vantaggio. Non credo che gli autori durino molto al lungo nel nostro tempo e mi piace questo modo di lavorare troppo da lasciarlo andare via".

Oltre intervistare Rob, Telerama ha intervistato anche Cronenberg, ecco l'estratto in cui lo menziona.

D: Come presenteresti il film ai fan di Rob?

R: Potremmo dirgli che è la storia di un vampiro a Wall Street. E' quasi vero, anche se un po' ingannevole. Possiamo enfatizzare che Rob è in ogni scena, che a volte è nudo e che fa sesso con Juliette Binoche. Questo i fan non lo trovano in Twilight, è un cinema più conservatore. Durante le riprese di Cosmopolis? Tonnellate di ragazze lo aspettavano sul set, per la strada, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Avevano fatto t-shirt con una strana pistola ripresa dal film e il nome "nancy Babich" che serve come codice per usare l'arma. E' stato davvero carino. Così come c'erano siti internet su Cosmopolis, così i fan di Rob hanno fatto quando il film ha preso luce.

David parla di un personaggio all'inizio del film – un uomo d'affari di 19 anni – che dice che la sua carriera è finita e che non può affrontare l'astrazione del capitalismo a partire da oggi.

D: E tu sei riuscito a far fronte a questo?

R: Io rivelo la natura in termini concreti. Il cinema non è un'arte astratta, tutti dovrebbero essere incorporati ai personaggi. Eric Packer, che Rob interpreta, rappresenta il trionfo del capitalismo che si spinge all'autodistruzione. Molte persone pensano oggi che questo stia per mangiare se stesso, esplodendo o implodendo. Il mio film non parla di questo, ma non posso dirlo a Rob "Tu sei il simbolo dell'autodistruzione del capitalismo". Non può interpretarlo in quel modo. Lui deve interpretare un personaggio. Il cinema è costretto ad essere, in un certo modo, estremamente realista e questo mi piace.

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