lunedì 20 agosto 2012

ESQUIRE – *Cosmopolis* : “E’ così che finisce il Capitalismo”, 17 agosto

grazie a robert-pattinson.it

Intenzionalmente o meno, l’anno scorso o giù di lì, il cinema ha cominciato ad affrontare le questioni di Occupy Wall Street e / o la nostra crisi economica generale. The Dark Knight Rises contrapponeva la Ricchezza/ Batman alla Povertà/Bane, la cui conclusione è stata … Beh, nessuno è abbastanza sicuro di questo. Margin Call metteva in scena un giorno nella vita di banchieri di investimento che parlano come editoriali del Wall Street Journal . Spike Lee – non che la cosa abbia sorpreso particolarmente nessuno – ha delineato gli effetti della nostra crescente disuguaglianza economica in un quartiere di Brooklyn in Red Hook Summer. E in Arbitrage, in uscita il mese prossimo, Richard Gere, nella grande tradizione degli attori che danno complessità morale agli stronzi, interpreterà un agente finanziario di fondi di copertura, che fondamentalmente si rifà a Bernie Madoff. Tutti prendono spunto da Wall Street, il film che ha fatto della diffidenza verso i banchieri di investimento una norma sociale e ora sembra tanto più ingenuo per questo.

Per fortuna, allora, c’è David Cronenberg. Da Videodrome a Crash,a A History of Violence, il regista non ha mai sentito la necessità di affrontare seriamente le reali preoccupazioni del giorno, o anche aderire alla logica narrativa convenzionale. (Holly Hunter distrugge la sua auto, poi si masturba? Perche ‘no?) Il suo nuovo film, Cosmopolis, è una grande parodia della nostra angoscia economica. E ‘vero che i personaggi parlano all’infinito, come nel libro del 2003 di Don DeLillo, ma niente di tutto questo conta molto. E’ una presa in giro a vuoto, una parodia del gergo da sala di consiglio. Robert Pattinson nel ruolo di di Eric Packer è un ancor meno simpatico Bud Fox (Wall Street) – il piatto e inespressivo accento americano dell’attore non è mai stato più adatto ad un ruolo- Eroc fa ai suoi dipendenti domande stupide, alle quali non possono sperare di rispondere, come “Perché gli aeroporti sono chiamati aeroporti? “. Si rifiutano di rispondere per paura di perdere il suo rispetto.

Tutti i discorsi evitano il vero soggetto, che per Cronenberg non è mai lontano dalla morte. Quando l’Eric di Pattinson perde la sua fortuna personale nel corso di una giornata, la sua vita diventa una serie di crescenti gag da body-horror. Ci sono due minacce alla sua sicurezza , una delle quali risulta essere una torta che gli viene letterale lanciata in faccia. la migliore gag, però, è una scena in cui si sottopone ad un esame alla prostata mentre discute dello yuan. (Per Cronenberg, questa è “tensione sessuale.”) Verso la fine, Eric è diventato così deluso da se stesso, che vede la violenza come unica via d’uscita. Si spara alla mano pur di”sentire qualcosa”.

I film non sono assolutamente in grado di spiegarci i nostri problemi nazionali (vedi: tutti i film di Michael Moore). Il meglio che riescono a fare è rendere tali problemi più vividi. Cosmopolis porta una proposta insignificante – che il nostro sistema economico sta precipitando verso il caos- alla sua logica conclusione. (La scena iniziale nello stile del Drip Painting di Pollock è un segno di quello che verrà.) E ‘efficace per tutte le ragioni, ma non come propaganda: E’ disordinato e goffo e inquietante. Non ha risposte chiare, neppure nella brillante scena finale, un confronto tra Eric/ Pattinson e un ex dipendente scontento, interpretato da Paul Giamatti; la questione centrale sembra essere: perché alcune persone accumulano grandi quantità di ricchezza, mentre altri vengono lasciati andare in rovina e morire? La scena si conclude, invece, con una pistola carica.

La nostra propria Wall Street diventa più assurda con i titoli di tutti i giorni. Non è chiaro se qualcuno lo capisce davvero, tra cui gli stessi di Wall Street , anche se un sacco di produttori sembrano intenzionati a mettercela tutta . Visto il rifiuto assoluto di Cronenberg di negoziare con la realtà, la sua fervida immaginazione può essere l’impulso più appropriato. Per arrivare al cuore di uno spettacolo, a volte, è necessario più spettacolo.


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