giovedì 2 agosto 2012

TimeOut Sydney recensisce Cosmopolis



TimeOut Sydney

David Cronenberg Cosmopolis è un ritratto strano, inebriante e affascinante dell’ alienazione dell’individuo in un mondo delle imprese super-ricco, in cui il denaro, sesso, amore,la felicità e la morte stanno rapidamente perdendo ogni significato. Si basa su un romanzo di Don DeLillo del 2003, e mentre offre una certa rilevanza superficiale all’attuale crisi finanziaria, ed è citata in alcune sue immagini ed eventi (il crollo dei mercati ,le rivolte), questo non è in alcun modo un lavoro realista. Riporta Cronenbergal territorio che non ha più esplorato da eXistenZ e Crash – questo è anche la sua prima sceneggiaturat dall’epoca di quei film. Si tratta di un racconto più psicosessuale, più interiore rispetto a film più calati sulla tematica della crisi come Inside Job (inedito in Italia) e Margin Call (uscito in Italia a fine maggio, poco prima di Cosmopolis) .

Cosmopolis ci mostra un giovane che attraversa Manhattan in una limousine in un giorno che diventerà sempre più come la sua apocalisse, autoprovocata. Lui è un newyorkese super ricco, Eric Packer (Robert Pattinson), un 28 enne miliardario capitano dei mercati monetari e delle industrie tecnologiche. Insiste per fare un viaggio attraverso la città per un taglio di capelli, anche se il suo autista lo avverte che una visita presidenziale e il funerale di una star del rap stanno causando una paralisi del traffico. Il mondo di Packer si limita a questo veicolo di lusso. E ‘pieno di schermi e gadget ed è qui che salgono a bordo prima un 22enne ragazzo prodigio e poi due donne, una interpretata da Juliette Binoche, l’altra da Samantha Morton. All’esterno, Packer incontra un manifestante (Mathieu Amalric), che è determinato a tirargli una torta di crema in faccia, colei che diventerà presto da sua ex-moglie (Sarah Gadon) e un uomo che vuole seria vendetta contro di lui (Paul Giamatti).

Cosmopolis è un’odissea definita da una serie di incontri faccia a faccia. Ci sono esami alla prostata, corpi spogliati, il sesso, le conversazioni su Rothko e e conversazioni mascherate su temi come le filosofie dei sistemi di garanzia finanziaria e su come il tempo è diventato un asset aziendale. Gran parte del discorso non ha un senso ovvio: Cosmopolis ha l’aria di un pezzo di teatro sperimentale un tono elevato, il linguaggio erotizzato. Si potrebbe dire che cerca di trasformare la mente di Packer dall’interno verso l’esterno: per rendere il reale, psicologico. Questo è più difficile in un film, sicuramente, che in un libro e Cosmopolis è al suo meglio quando è artificioso, ma ultraterreno e dolorante E ‘al suo peggio quando diventa gravato da una eccessiva, estenuante verbosità, o quando si esce dalla limousine – dall’arena di surrealtà autoimpostasi -. E se in un luogo più simile al mondo reale Cosmopolis minaccia di crescere ancora e fornire spunti importanti, offre in realtà solo sprazzi di lucidità: la limousine è una bolla ipnotica che rapidamente scoppia quando il film la lascia alle spalle. Detto questo, c’è un aria consistente di carica, una minaccia di fine dei giorni imminente che attraversa il film, che Cronenberg gestisce con un senso ininterrotto di precisione e sicurezza. Ed è ben coadiuvato, anche, dal ghigno di un disintegrato Pattinson, che regala un ritratto di un potente , di un leader , per il quale provare anche empatia, di un uomo consumato dalla sua vanità e dal potere.

Nessun commento:

Posta un commento